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AlfaMusic presenta “MY SIXTIES IN JAZZ”. Il nuovo album di Nicola mingo

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feat. Francesco Marziani Pietro Ciancaglini | Pietro Iodice
C&P 2023 AlfaMusic
Distribuzione:  Egea distr. – Believe digital

Nicola Mingo guitar
Francesco Marziani piano
Pietro Ciancaglini double bass
Pietro Iodice drums

  VIDEO Nicola Mingo – THE MAKING OF “My Sixties in Jazz” (AlfaMusic, 2023):

“My sixties in jazz” vuole essere, a partire dal titolo, un omaggio ai miei 60 anni di jazz in senso autobiografico e, dal gioco di parole, agli anni Sessanta che hanno prodotto fenomeni musicali come l’hard bop, Art Blakey and Jazz Messengers e tutte le derivazioni chitarristiche come Grant Green, Wes Montgomery, Kenny Burrell, Barney Kessel, Tal Farlow, Joe Pass, Pat Martino, George Benson, miei punti di riferimento stilistici. Questo progetto vuol essere un contributo personale, moderno ed innovativo al linguaggio del bebop e al suo fraseggio, nato con Charlie Parker e Dizzy Gillespie e ulteriormente sviluppatosi in una continua evoluzione fino ad approdare alla nostra contemporaneità. Di qui la mia idea compositiva di brani originali e di rivisitazione di alcuni brani rappresentativi dell’hard bop. Hanno contribuito alla perfetta riuscita del progetto una ritmica storica del jazz italiano, Pietro Iodice alla batteria e Pietro Ciancaglini al contrabbasso ed il giovane e talentuoso Francesco Marziani al piano. 

Nicola Mingo

Dalle note di copertina:

Un concetto che ha segnato gran parte del Novecento musicale è quello di Neoclassicismo, cioè del recupero di forme, procedure, melodie del passato da trasformare nel presente attraverso nuove tecniche, concezioni ritmiche e armoniche, strumentazione.  Tra le linee considerate avanguardistiche e quelli che venivano considerati ripiegamenti neoclassici c’è stata spesso, come si può immaginare, aperta polemica, simile a quella presente in gran parte della storia del jazz tra chi veniva considerato innovatore e chi conservatore della musica del passato.  In realtà, nel caso del jazz la diatriba ha quasi sempre assunto, almeno sino a pochi decenni fa, toni dilettanteschi, da disputa amatoriale, non certo paragonabili ai livelli di riflessione dei teorici e dei musicisti di ambito eurocolto, limitandosi all’utilizzo dell’odiato prefisso “neo”, o dell’ancora più offensivo termine “revival”, termini che per una musica colta quale è il jazz suonano decisamente riduttivi.  Mi chiedo, oggi, perché una serie di recuperi e trasformazioni di stili e stilemi del passato non siano stati considerati come esempi di neoclassicismo jazzistico, visto che in molti casi alla vecchia bottiglia è stato aggiunto del vino nuovo, come indicava nel titolo un famoso album di Gil Evans.  In fondo Stravinskij nel suo Pulcinella non ripeteva pedissequamente Pergolesi e le arie della musica popolare napoletana, ma le portava nel suo mondo ritmico e armonico, nei suoi colori timbrici, dando loro non una nuova vita, quanto una vita “diversa” della quale erano direttamente lo spunto. Se applichiamo questa concezione, facendo le debite proporzioni, alla musica che ci propone il chitarrista napoletano Nicola Mingo nell’album con cui festeggia i suoi sessant’anni, potremmo scoprire che la sua adesione allo stile Hard-Bop è più una scelta di uno stilema del passato da reinventare nel presente che una sua riproduzione pedissequa.  Lo dicono le armonie, generalmente più fitte di quelle aperte e modaleggianti dell’epoca in cui questo stile si è affermato, così come la dimensione ritmica, soprattutto nel rapporto contrabbasso-batteria, evidenzia una linearità quasi “classica” nei suoi sviluppi, come del resto il pianismo preciso e meditato e, ovviamente, quel linguaggio “puntato”, a frasi lunghe e articolate, che da sempre contraddistingue la poetica di Mingo. Insomma, tutto è condotto all’interno di un quadro troppo preciso e peculiare per poter essere confuso con l’energetica e a volta frastagliata proposta dei gruppi di fine anni cinquanta e anni sessanta, tesi verso una proposta al calor bianco, dalle forme estremamente funzionali alla performance e a un dialogo collettivo intenso e lontano dall’olimpica relazione che esiste tra i musicisti di questo album. La scelta dei partner rivela quindi attenzione e ricerca di funzionalità, e da qui viene la scelta di musicisti che tutti conosciamo per la loro conoscenza del linguaggio e il rigore espressivo. Anche le composizioni, tolti quattro omaggi a momenti diversi della galassia bop, riflettono questa ricerca di uno sguardo sereno, seppur appassionato, a un mondo stilisticamente importante ma da considerare, appunto, come uno spunto, uno stimolo, una fonte di idee che devono essere riportate alla concezione e al modo di sentire di oggi. La chitarra di Mingo privilegia il suono caldo che può persino ricordare Wes Montgomery, complice l’uso sporadico di qualche frase a “ottave”, oltre a ricorrere costantemente a quella cellula blues che sta alla base di questa musica. In sostanza, uno sguardo al passato che, personalmente, mi ricorda uno dei possibili esempi di un neoclassicismo jazzistico ancora tutto da teorizzare.

Maurizio Franco

① BOPPING (Nicola Mingo)
Suonando bop, letteralmente boppando, sotto forma di 32 bars AABA come nella migliore tradizione dell’hard bop.

② TWO OF A KIND (Terence Blanchard)
Brano storico scritto da Blanchard, vero e proprio manifesto dei Jazz Messengers degli anni Ottanta, in una personale interpretazione di tutto il quartetto.

③ FLYING (Nicola Mingo)
Volando sia coi pensieri che sulla chitarra; ha una struttura molto complessa con un AABA di 12 12 16 12.

④ ONE BY ONE (Wayne Shorter)
Capolavoro di Shorter, capisaldo del repertorio dei Messengers, rivisitato in chiave chitarristica.

⑤ BACHIAN BLUES (Nicola Mingo)
Un mio modo personale di coniugare il mood di Bach con il minor blues, eseguito in un gioco di squadra perfettamente equilibrato negli scambi tra chitarra, pianoforte, contrabbasso e batteria.

⑥ D MODERN BLUES (Nicola Mingo)
Chiaro omaggio a Wes Montgomery, ispirato al suo celebre D Natural Blues in una personale rivisitazione.

⑦ THIS MASQUERADE (Leon Russell)
Omaggio a George Benson, in una interpretazione strumentale e personale.

⑧ DOG SONG (Nicola Mingo)
Dedicato al mio cane dall’andamento swingante e trascinante.

⑨ L’ALBA DALLA NOTTE (Nicola Mingo)
Brano melodico composto nel 1991 e perfettamente in linea col progetto attuale con un arrangiamento in chiave moderna.

⑩ NEAPOLITAN BLUES (Nicola Mingo)
Un omaggio al sound napoletano che coniuga melodia e blues in un’unica forma con la classica struttura da 12 bars.

⑪ CONFIRMATION (Charlie Parker)
Capolavoro storico del bebop, con tema eseguito all’unisono chitarra e contrabbasso e con pregevoli assoli di pianoforte e batteria.

⑫ MY GUITAR SOLO (Nicola Mingo)
A conclusione di tutto il percorso un mio brano originale, eseguito in guitar solo, nello stile polifonico di Joe Pass che coniuga canto, basso ed armonia.

Backlink: https://bfan.link/my-sixties-in-jazz

Track list:       

  1. BOPPING (Nicola Mingo) 4.32
  2. TWO OF A KIND (Terence Blanchard) 5.42
  3. FLYING (Nicola Mingo) 4.09
  4. ONE BY ONE (Wayne Shorter) 4.40
  5. BACHIAN BLUES (Nicola Mingo) 2.41
  6. D MODERN BLUES (Nicola Mingo) 4.32
  7. THIS MASQUERADE (Leon Russell) 5.07
  8. DOG SONG (Nicola Mingo) 5.31
  9. L’ALBA DALLA NOTTE (Nicola Mingo) 4.48
  10. NEAPOLITAN BLUES (Nicola Mingo) 5.00
  11. CONFIRMATION (Charlie Parker) 7.02
  12. MY GUITAR SOLO (Nicola Mingo) 2.37

Total time: 56:47

Publishing AlfaMusic Studio (Siae) 1  3  5  6  8  9  10  12
Liner notes Maurizio Franco
English translation Tris Bruce
Photos and video Riccardo Romagnoli
Graphic design Nerina Fernandez 

Ufficio Stampa AlfaMusic: Anita Pusceddu  anita@alfamusic.com