Questa canzone è stata scritta da Michel Legrand per il film francese Les Demoiselles de Rochefort del 1967, interpretato da Catherine Deneuve. You Must Believe In Spring è stata registrata da Bill Evans in trio con Eddie Gomez (contabbasso) e Eliot Zigmund (batteria) nel 1977. Il disco è uscito subito dopo la morte di Evans (1980) proprio con il titolo You Must Believe In Spring.
Una bella versione vocale è quella di Roberta Gambarini (So In Love, 2009).
Tonalità | Mi bemolle minore / Mi minore |
Metro | 4/4 |
Intro | 4 battute |
Tema | Ballad ABC (8+8+10) Le tre sezioni hanno tuttavia lo stesso materiale tematico (v. riduzione lead sheet trascrizione pagg. sgg.). |
Solo Evans | A (dalle ultime due battute della sezione il tempo diventa Double-Time fill, quindi 4 battute), B (Double-Time fill, quindi 16 battute), C (Double-Time fill, quindi 20 battute), di nuovo A e B (Double-Time fill) |
Tema | C conclusiva (regular time) |
Coda | 4 battute; la coda inizia all’ultima battuta del tema. |
Nell’introduzione in Mi bemolle minore, Evans elabora il motivo conclusivo del tema, quello della penultima battuta. Partendo dal registro acuto, scende progressivamente fino alla chiusura sull’accordo di tonica Ebm. La frase è raddoppiata al basso a intervallo composto di quarta (due ottave più una quarta). Le due voci esterne producono un interessante scambio di note tensive poiché mentre per la voce acuta le note in battere sono tutte appoggiature e quindi tensioni delle note che le seguono (terze degli accordi), nel basso abbiamo sul battere dei movimenti le fondamentali e sul levare le settime (Es. 91).
In tutta la parte cantata Evans non accenna mai le note della melodia e muove per salto gli accordi, questo perché l’andamento sempre rubato creerebbe inevitabili conflitti ritmici. Il tema si articola intorno a due motivi con figurazione a ottavi, il primo acefalo, il secondo anacrusico (Es. 92), che permettono a Evans di appoggiare gli accordi con una certa sicurezza, proprio perché il momento del battere di ogni movimento è sempre suggerito dalla nota in levare che lo precede.
Bennett anche in questo caso interpreta con sapienza il tema, proponendo continue varianti ritmiche dei motivi (v. riduzione lead sheet trascrizione).
La parte in solo di Evans si divide in due parti: la prima armonizza frammenti derivati dal tema, con uso frequente di block chords, la seconda è a note singole come il solo di Make someone Happy.
La tecnica dei block chords è usata in maniera mai convenzionale, con densità degli accordi variabile (Es. 93), successioni diatoniche alternate a tonicizzazioni (Es. 94), scambio delle posizioni strette e late degli accordi (Es 95), uso libero della voce bassa dei block chords.
(Nelle prime due battute dell’esempio sopra gli accordi hanno densità maggiore per via del registro più acuto e perché armonizzano una linea melodica principale, le successive due a densità minore perché si tratta una voce interna nel registro più basso).
(Accordi diatonici alla prima battuta, tonicizzazioni alla terza e quarta.)
(nella prima battuta dell’esempio 95 la successione a ottave è rotto all’accordo C7#9(#11) che assume la posizione lata del drop 2, nella seconda torna prima nella posizione chiusa, poi ancora in drop 2).