Aut. records 2024
- Tristan
- Domicide
- Lessness
- Knot
- Additonal landscapes
- Circular conversation
- Aspersion
- Commonplace
Massimo De Mattia – flauti
Zlatko Kaučič – voce, batteria e percussioni
Giorgio Pacorig – pianoforte
Luigi Vitale – vibrafono, marimba, percussioni
Massimo De Mattia pubblica il terzo disco con il quartetto “Suonomadre” mantenendo inalterata la formazione, ma rinunciando all’elettronica, presente nei due cd precedenti. L’album è inciso in studio, nel prestigioso atelier di Stefano Amerio e non dal vivo, come “Elettroshock” e “Riot”.
Il gruppo trae giovamento da questi elementi di novità, anche perché l’intesa fra i quattro componenti si è ancor di più affinata e questo è indubbiamente un fattore di crescita fondamentale per un team che lavora principalmente sull’improvvisazione, valutata come una pratica liberatoria e corroborante, sia dal punto di vista individuale che sociale.
La musica di “Suonomadre” si muove su piani contrapposti e pur comunicanti. De Mattia traccia la linea da seguire, dritta o sghemba che dir si voglia, con il suo solismo affilato, proiettato verso note altissime, o piegato in basso nelle parentesi cogitabonde, senza trascurare i suoni parassiti, le sequenze con il flauto ipersoffiato e altre licenze dalla norma codificata. E’ un campionario stilistico, però, a servizio di un’idea precisa, bene inquadrata a tutti gli effetti.
Dal lato opposto Zlatko Kaučič costruisce un sottofondo ritmico libero e disarticolato formalmente, percuotendo i suoi strumenti o adoperando oggetti “impropri”, felicemente incastonato nella struttura asimmetrica voluta dal band leader. Nel mezzo Giorgio Pacorig si occupa di articolare una armonizzazione fra il tonale e l’atonale, tirando fuori scampoli di un pianismo debitore dei maestri contemporanei del novecento, mentre Luigi Vitale assicura un apporto decisivo per connotare il suono globale dell’ensemble, con note lasciate vibrare, provocando così una eco suggestiva, o attraverso interventi solistici permeati da uno swing sotterraneo, non difficile da individuare.
“Domicide”, in conclusione, è un disco ancora una volta riconoscibile, nel tipico stile di De Mattia, un artista alieno da ogni sorta di compromesso, sempre indirizzato convintamente dove lo conduce la ricerca, personale o collettiva.