Selinunte, 13, 14 e 17 luglio 2024
Fotografie di Vincenzo Fugaldi
Quarta edizione per il jazz festival estivo ideato da Lelio Giannetto, infaticabile agitatore dell’ambiente artistico in Sicilia, scomparso prematuramente nel 2020.
Tre serate dinanzi all’incomparabile scenario del Tempio F del parco archeologico, con una scelta artistica varia e opportuna.
L’inizio è stato affidato al duo fisarmonica-clarinetto di Roberto Gervasi e Nicola Giammarinaro. Entrambi siciliani, distanziati cronologicamente da un ventennio, i due collaborano da tempo, e insieme hanno realizzato un disco in duo, “Due anime, due talenti”. A Selinunte hanno presentato buona parte dei brani contenuti nel disco, composti da entrambi, e non hanno mancato di eseguire anche alcuni standard. Due strumenti appartenenti alla tradizione popolare rivissuti attraverso la prassi dell’improvvisazione jazzistica, totalmente padroneggiata dai due specialisti dei rispettivi strumenti, tra valse musette, tango, omaggi a Morricone e Galliano, choro, sonorità limpide, fraseggi travolgenti, ottima interazione, stimoli vicendevoli, belle composizioni originali ispirate ad alcuni luoghi della Sicilia.
Fera è il nome del quartetto della flautista Mariasole De Pascali, con Federico Calcagno ai clarinetti, Adolfo La Volpe chitarra ed elettronica e Lucio Miele vibrafono e batteria. Ottimamente accolta dalla critica, l’opera d’esordio della musicista le ha fruttato il primo posto nel Top Jazz in Italy del 2022 (mentre Calcagno aveva avuto il medesimo riconoscimento due anni prima). Per apprezzare la musica del gruppo bisogna avere consuetudine con il jazz contemporaneo e tenere conto delle predilezioni artistiche della De Pascali, da lei stessa enunciate durante il concerto: Lars von Trier, Kim Ki-duk, Ágota Kristóf, persino il concetto di misofonia. Scelte dunque antigraziose, che non lasciano spazio a compiacimenti o tentativi di ingraziarsi il pubblico. Jazz di chiara matrice europea, che non sembra differire negli esiti da quello della precedente formazione, che vedeva la presenza di Giorgio Distante alla tromba. Scrittura articolata, materiale sonoro ben gestito, buona temperie improvvisativa, suoni presi a prestito anche dal rock d’avanguardia, per un messaggio musicale che mostra un ottimo interplay tra i fiati che stabiliscono atmosfere a tratti sognanti, sostenuti mirabilmente dalle corde del chitarrista e dalla fantasia batteristica di Miele, ottimo anche al vibrafono. Frequenti cambi di tempo e di atmosfere, camerismi, in un intreccio di suoni ardito e creativo.
La Alkantara Mediorchestra, formazione multietnica e multiculturale, ha chiuso il festival con un concerto di world music di provenienza soprattutto del vicino e medio Oriente con aperture al jazz di due compositori siciliani, Nello Toscano e Tony Cattano. Aperture al jazz garantite anche dalla presenza dei due ospiti che hanno arricchito l’offerta musicale con le loro doti improvvisative, il sassofonista tenore norvegese Karl Seglem, anche al corno di capra, e il nostro Antonello Salis alla fisarmonica. Begli impasti strumentali, garantiti anche dalla presenza di strumenti etnici come l’oud, le tablas, il maranzano, il duduk, il charango, oltre agli strumenti ad arco. E solidi gli agganci dell’improvvisazione travolgente di Salis, una presenza sempre in primo piano anche da ospite, e la sorpresa del sassofonista, ottimo solista jazz al sax e convincente anche sul suo insolito strumento.
Davvero una bella conclusione per il festival selinuntino, ormai una bella realtà della Sicilia occidentale.