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New Colours Festival: emozioni e sorprese anche in questa terza edizione per un evento che trasmette un’immagine bella e positiva del territorio.

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Gelsenkirchen, 12-15 settembre 2024

Chi arriva oggi in questa zona della Germania tra Essen, Dortmund, Münster, non può immaginare che alcuni decenni addietro l’aria fosse piena di smog e il territorio invaso da industrie pesanti e miniere. Grazie all’attenzione e alla cura per il verde, oggi l’aria e la luce della città di Gelsenkirchen non conservano traccia del passato inquinamento, e molte delle strutture minerarie in disuso sono state meritoriamente riconvertite a fini culturali. È in questo luogo che Bernd Zimmermann e Susanne Pohlen hanno creato, tre anni addietro, il festival New Colours, un evento che trasmette un’immagine bella e positiva di un territorio che mostra tutte le premesse per diventare un polo di attrazione per visitatori colti e attenti.

La scelta di luoghi insoliti e bellissimi (Kaue, Nordsternturm, Schlos Horst, Kunstraum Norte, Heilig Kreuz Kirche), l’organizzazione perfetta e l’accoglienza calorosa fanno di questo festival, premiato da una buona partecipazione di pubblico, un’occasione davvero interessante nell’ampio panorama di festival europei. Il merito è anche delle scelte artistiche, che non hanno mancato di riservare emozioni e sorprese anche in questa terza edizione.

Per chi ama il suono del nord (per citare il titolo del bel volume del 2013 di Luca Vitali pubblicato da Auditorium Edizioni), dalla Norvegia, il basso tuba e la tromba bassa di Daniel Herkedal, non hanno mancato di evocarne l’aura, con l’uso discreto di una loop station e di basi preregistrate, in un set concentrato e suggestivo di taglio felicemente minimalista.

Dall’Australia il quartetto The Vampires, con Nick Garbett alla tromba, Jeremy Rose al tenore, Noel Mason al basso e Alex Masso alla batteria. Un jazz moderno e accattivante, scarno e diretto, assolutamente privo di fronzoli, con ritmi semplici e mai banali, un Garbett che spiccava per suono e qualità solistiche, un suono di basso felpato e discreto da parte di Mason. Il gruppo, attivo da quindici anni, con sette dischi prodotti, non ha mancato di convincere l’uditorio del Kaue, ottimo esempio di recupero di un’architettura industriale per attività artistiche.

Praticamente quasi mai ascoltato in Italia, il duo tra Luciano Biondini (fisarmonica) e Klaus Falschlunger (sitar), nella impareggiabile cornice del museo industriale Nordsternturm, è stata una vera sorpresa. Unico esempio di incontro fra questi due strumenti così diversi e appartenenti a tradizioni tanto distanti, il concerto ha riportato il pubblico ad atmosfere amate quali quelle dei primi Oregon e del Trio Codona. Il sitarista, con una lunga esperienza di studio in India, ha trovato nel nostro Biondini il partner perfetto per coniugare tecnica e passione. Il duo ha al suo attivo un cd dal titolo «Once in a Blue Moon» (ATS Records), del quale hanno eseguito alcuni brani composti dal sitarista nei quali Biondini, con la sua nota perizia, ha amalgamato i suoni del suo strumento in una sintesi sonora nuova e ricca di fascino.

Il “main stage” del festival è rappresentato dallo Schloss Horst, un castello del secolo XVI ristrutturato per ospitare eventi culturali. Questo spazio suggestivo è stata sede di quattro concerti in due serate.

Yumi Ito è una giovane pianista e cantante polacca di origini giapponesi, residente a Basilea, e ha suonato in trio con il contrabbassista israeliano Nadav Erlich e il batterista spagnolo Iago Fernandez. Un pop jazz eseguito con voce calda ed efficace, con spazio per improvvisazioni vocali, ben supportato dalla ritmica.

Il trio del contrabbassista basco Pablo Martín Caminero, con Moisés P. Sánchez al pianoforte e Paquito Gonzáles alla batteria è un gruppo di flamenco jazz fresco e pienamente convincente, guidato dalla forte personalità musicale del leader, ottimo anche all’archetto. Pianista di grande qualità per un set ricco di comunicatività che ha toccato varie declinazioni del flamenco, venato, tra l’altro, di un gradevolissimo umorismo.

Dock in Absolute è un trio lussemburghese (Jean-Philippe Koch-pianoforte, David Kintziger-basso, Victor Kraus-batteria) che, pur avendo inciso tre dischi per CamJazz a partire dal 2017 («Dock in Absolute», «Unlikely», «Reflekt»), ha suonato pochissimo in Italia. Un gran peccato, perché si tratta di una formazione davvero valida, come ampiamente dimostrato a Gelsenkirchen, dove la forte personalità artistica del pianista si è posta in evidenza sin dai primi istanti, sia come solista dalla forte formazione classica sia come compositore: una musica dal bel senso melodico, suonata con tecnica elevata ed espressiva, da un trio affiatato e coeso, perfetto per restituire le interessanti dinamiche e le progressioni armoniche dei brani.

Girls in Airports è un quartetto danese (Martin Stender-tenore, alto, flauto, tastiere; Mathias Holm-tastiere, harmonium indiano; Victor Dybbroe-percussioni; Anders Vestergard– batteria). Totalmente sconosciuti in Italia ma attivissimi in tutta Europa e oltre da più di un decennio, con una considerevole produzione discografica (otto album) anche per la britannica Edition Records, suonano una musica ricca di influenze diverse, fortemente caratterizzata dai colori delle percussioni e dalle tastiere di Holm. Una sorta di new progressive che contiene colori world, jazz, indie rock, in una miscela che dal vivo non manca di affascinare e catturare gli ascoltatori per qualità e gradevolezza.

La città di Gelsenkirchen è dotata anche di un moderno auditorium, il Musiktheater Im Revier, un capolavoro architettonico nel cui foyer, sotto i quadri blue di Yves Klein, ha suonato il sassofonista Roger Hanschel insieme al quartetto String Thing. Una formazione cameristica per un set di musica contemporanea, scritta densa e bene orchestrata, anche con brani vivaci e ritmati e con spazio per improvvisazioni del leader all’alto.

L’ultima giornata del festival è stata dedicata a tre concerti molto diversi tra loro: al mattino, presso lo Schauburg Filmpalast, l’apprezzabilissimo krautrock del sestetto Foxl; al pomeriggio, presso il Kuntsraum Nortern, un ex supermercato riconvertito sapientemente a galleria d’arte, la violoncellista polacca Bison Rouge (pseudonimo di Ashia Grzesik). La Rouge ha proposto una sorta di rito musicale, iniziato passando tra il pubblico cantando su una base preregistrata al violoncello, fino a raggiungere lo strumento che ha suonato con un uso mirato della loop station e di basi preregistrate, accompagnando a tratti la sua bella voce con piglio e sicurezza, mostrandosi anche ottima strumentista, in un repertorio inusuale che mescolava ambient, un classico come Nature Boy, effetti vocali di eco, poesia, in un mix suggestivo e apprezzabile.

Come previsto, chiusura danzante presso la Heilig Kreuz Kirche con la band tedesca Club des Belugas, con le due cantanti Anna-Luca e Maya Fadeeva, in un repertorio trascinante, per una sorta di party di chiusura.