Parma, Voltoni del Guazzatoio, 15 Novembre 2024
Evan Parker al sax soprano, Walter Prati alle elettroniche: un’ora di suoni astratti in libertà, come fossero le immagini in movimento di alcuni quadri di Wols, It’s All Over-The City, o La flamme, o Le tourbillon, o le varie Composition, dove macchie, sprazzi o scombinate linee informali (gli elaborati elettroacustici di Prati) vanno a insinuarsi e a mescolarsi nei grovigli materici di colore (le vorticose improvvisazioni dall’illusione polifonica di Parker). Pittura di Wols e musica di Parker e Prati, intese come processi di espressione di sensazioni e sentimenti, diventano allo stesso tempo strumento e risultato finale della riflessione e della prassi artistica.
Parker e Prati sono un tutt’uno, con Prati che fa di Parker un “Parker aumentato”, perché sono più le elettroniche che fanno da bordone al sassofono o intervengono per commentare e “abbellire”, non viceversa.
E questi interventi sono sempre discreti, non invadenti, anche quando sembrano schizzare scintille impazzite, in questo modo non spostando il cammino vorticoso e circolare del sassofonista che avanza imperterrito attraverso differenti approcci espressivi e accorgimenti tecnici che hanno dello stupefacente. Con emissioni contemporanee di due o tre suoni che ricava facendo uso degli armonici, di forzature dell’ancia e della digitazione, suoni che continuano ininterrottamente per lunghi periodi con una magistrale respirazione circolare, crea questa musica “astratta” che ha di certo riferimenti concreti e reali, ma non immediatamente interpretabili e identificabili. Questo non succede nemmeno quando nella seconda parte del bis riprende il tema di Something Sweet, Something Tender di Eric Dolphy, con cipiglio più enigmatico dell’originale e cambiando accenti e qualche nota, da rendere l’individuazione molto difficile.
Prima del bis, durato cinque minuti, i due compagni hanno eseguito tre brani, ognuno di sedici minuti o poco più: da una parte, i flussi continui dei suoni singoli, doppi o tripli di Parker che compongono un continuo dondolio incantatorio attraverso esplosioni, stridii, belati, variazioni microtonali, linee a spirale e frasi coltraniane, e, dall’altra, gli echi, i riverberi, le linee sinusoidali, le scosse elettriche e i rumorismi di Prati, perfettamente complementari.