L’etichetta Notami Jazz annuncia l’uscita di un nuovo disco all’avanguardia, un omaggio al genio di Thelonious Monk che promette di ridefinire i confini dell’improvvisazione jazzistica. Il progetto nasce da un’idea di Michele Fattori qui in duo con Marcello Sebastiani, e si pone in continuità con il suo primo lavoro, Gavagai, pur sviluppandosi secondo una direzione musicale differente.
Se in Gavagai la libertà improvvisativa era assoluta, priva di qualsiasi canovaccio esecutivo, in questo nuovo lavoro emerge un dialogo più strutturato tra lo stile e la sua reinterpretazione. Il disco si muove tra il bianco e il nero, esplorando le infinite sfumature sonore che esistono tra questi due estremi. Tempi dilatati, spazi contemplativi e una sensibilità musicale raffinata consentono di esaltare il rapporto tra tradizione e innovazione, liberando l’interpretazione dagli stilemi tipici di Monk pur mantenendo un forte legame con la sua estetica.
Il titolo stesso del disco, giocando con il nome del leggendario pianista e compositore, suggerisce un rimando moderno al canto gregoriano, come evidente già nella composizione iniziale. Parallelamente, alcune delle opere più celebri di Monk vengono completamente rilette: il tema e la struttura rimangono riconoscibili, ma la loro resa sonora si svincola dagli schemi e dai cliché del grande autore statunitense, lasciando spazio a un’interpretazione personale e innovativa.
A suggellare questo percorso musicale, il disco si chiude con una composizione originale di Michele Fattori, un blues che sintetizza l’influenza di Monk con un approccio ironico e una precisione compositiva che punta all’innovazione. Il risultato è un’opera che si muove con agilità tra trascendenza e contingenza, tra il rispetto per la storia e la sua attualizzazione nel presente.
Questo nuovo lavoro si candida a essere un punto di riferimento per gli appassionati di jazz e per chi cerca nella musica un’esperienza profonda, capace di dialogare con la tradizione senza rimanerne prigioniera. Un disco che celebra Monk non come semplice icona del passato, ma come ispirazione viva per il jazz contemporaneo.