(Nogales, Arizona 22 aprile 1922 – Cuernavaca, Messico 5 gennaio 1979)
3. Analisi e provocazioni secondo i meccanismi della retorica musicale e della corrispondenza testo – musica
Note lontane, note vicine.
L’aderenza fra testo e musica è evidente sin dall’inizio: “I was young…”: il carattere meditativo e l’intenzione di raccontare una storia, dichiarata in una specie di vago preambolo introduttivo, sono esplicitati dall’appoggiarsi sulla IXa del primo accordo nel primo inciso (batt.2) e dall’inizio sulla VIIa (batt. 1): tale vaghezza evocativa rimane per tutta la Sezione A (divisa in a, b, c). Quasi tutti gli incisi della Sezione A, infatti, iniziano e-o terminano su note “lontane”, “tensioni” rispetto agli accordi che le supportano: tensioni interne, naturali (IXa, XIa, XIIIa), o alterazioni (bIXa, #IXa, bVa ecc), evitando di appoggiarsi sulla Ia, la IIIa e la Va.
Nella Sezione B avviene una specie di capovolgimento; proprio in presenza di una specie di circulatio avviene un rimescolamento: la melodia, qui, si appoggia su note “vicine”, “fondamentali”: IIIa, VIIa, o note interne all’accordo di base I/III/V/VII.
In una specie di eucatastrofe (per J.R.R. Tolkien, questo termine indica un momento catastrofico, un capovolgimento, ma dagli effetti positivi), l’autore racconta poi (Sez. C) di un incontro con la musica che lo “guarisce”, fra slanci quasi mistici e intervalli ascendenti: tale Sezione C inizia con una specie di tirata ascendente (non con note in successione, però), e la stessa tirata conclude la Sezione, aumentata nei valori e nella disposizione degli intervalli.
Nella Sez. D, conclusiva, come in un riposo, l’autore omaggia il suo grande mito, Ellington, come a ringraziarlo. Qui l’intenzione architettonica è evidente: la Sez. D termina come la A, e la Sez. C inizia più o meno come finisce, una vera e propria citazione di Lush Life.
Altre, numerosissime, coincidenze sono evidenziate nell’analisi secondo la retorica musicale.
Naturalmente, si tratta, qui, di una forzatura, forse, e di una provocazione, che intende però mostrare alcune impressionanti aderenze fra alcuni elementi del motivo e alcune figure retoriche, e alcuni madrigalismi (indicati con un mmmm in un riquadro), a volte impressionanti.
Il tutto è dettagliato nell’analisi riportata nello SPARTITO 2.
E’ sensato, credo, in ogni caso, sostenere che certe figure siano entrate a far parte della tecnica compositiva e di scrittura di ogni autore [3] con il passare dei secoli e lo siano ancora oggi, basate come sono, nella grande maggioranza, tra l’altro, su elementi a loro volta del tutto naturali e legati al linguaggio parlato e alla declamazione naturale di testi. Così, se pare curioso che, ad esempio, le parole “circus” e “go-round” siano poste in estrema vicinanza o concomitanza con frasi circolari (circulatio), apparrà più naturale, e secondo me molto bello, notare la pseudo tirata ascendente, anabasi, in presenza della frase che afferma il potere salvifico della musica, per Mingus, e altri elementi. Tali corrispondenze rafforzano il potere espressivo del brano: è come se ognuno dei due elementi (motivo e testo), rafforzasse il potere evocativo e espressivo dell’altro (cfr. Ferruccio Civra, Musica Poetica, Utet, nella Premessa).
Questo naturalmente non è l’unico caso del jazz moderno in cui accade questa rispondenza, conscia o inconscia. Anzi essa è frequente anche nella buona musica leggera. Ad esempio, nella canzone Il cielo in una stanza di Gino Paoli, la frase iniziale “Quando sei qui con me…”, che suggerisce un abbraccio affettuoso, è sonorizzata con una circulatio: Do Si La Si Do La, che suggerisce intimità, un abbraccio; la frase successiva “questa stanza non ha più pareti, ma alberi, alberi infiniti…”, che indica un’apertura suggestiva, con un’immagine bellissima, corrisponde a una tirata ascendente, anche se non per gradi congiunti; la frase successiva “quando tu sei vicina a me…” evidenzia ancora una circulatio (Mi Fa Mi Sol Fa Mi); poi il pezzo segue le logiche feroci della musica leggera e tanti spunti di questo tipo si perdono, ma qua e là riaffiorano, e anche in altre canzoni di Paoli e dei cantautori di quel periodo.
[3] Se ne trova traccia ad es. in Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.