(Nogales, Arizona 22 aprile 1922 – Cuernavaca, Messico 5 gennaio 1979)
6. Conclusioni
Questo brano appare quindi come una summa degli elementi relativi alla tecnica compositiva di Charles Mingus:
l’uso della struttura Blues criptata e usata con grande libertà armonica e espressiva;
l’uso di forme lunghe;
il gusto delle citazioni e dei riferimenti del tutto espliciti, espressionistici, a altre musiche, altri brani, altri autori (a Parker in “Reincarnation Of A Love Bird”, a Ellington qui e in “Duke’s Choice”, in “Open Letter To Duke” e altrove, a Monk in “Jump Monk”, in “Monk, Bunk And Vice Versa”, a Gillespie in “Dizzy Moods”, a Jelly Roll Morton in “Jelly Roll”, a Lester Young in “Good Bye Pork Pie Hat”, a Oscar Pettiford in “O.P.”, al Boogie Woogie, al Be Bop, al Gospel, ai canti di lavoro, e, specchio nello specchio, a se stesso in “Self Portrait In Three Colors”, ecc.);
il gusto per la tensione armonica e per soluzioni armoniche inconsuete, per gli accordi “caldi”, ricchi di armonici superiori inseriti in sigla, o di alterazioni che aumentino il più possibile la tensione;
l’impossibilità reale di trattare altri temi se non se stesso, ovvero l’affermazione della musica come espressione di sé, solo apparentemente contraddetta dal continuo riferimento a stili musicali e personaggi “altri”: infatti, è proprio così facendo, come la logica dei ritratti in Modigliani, che l’autore parla veramente di sé, ovvero ritraendo gli altri e il mondo e quindi evidenziando, mettendo a nudo la propria poetica;
l’uso di procedimenti (madrigalismi, ecc.) presi in prestito da altri stili musicali, fusi però in uno stile personale dalla coerenza impressionante,
Detto tutto questo, mi pare giusto finire con una citazione che è anche un consiglio a chiunque si occupi dell’analisi:
Chi rompe una cosa per conoscerla
ha abbandonato la via della saggezza
(Gandalf, in “Il Signore Degli Anelli”)