PentaTone Classics (2024)
- “Norwegian Wood (This Bird Has Flown)” (John Lennon/Paul McCartney)
- “I Want You (She’s So Heavy)” (John Lennon/Paul McCartney)
- “In My Life” (John Lennon/Paul McCartney)
- “I’ve Just Seen a Face” (John Lennon/Paul McCartney)
- “Strawberry Fields Forever” (John Lennon/Paul McCartney)
- “A Day in the Life” (John Lennon/Paul McCartney)
- “Tomorrow Never Knows” (John Lennon/Paul McCartney)
- “What Goes On” (John Lennon/Paul McCartney/George Harrison)
- “Heroes” (David Bowie)
Brad Mehldau: pianoforte
Larry Grenadier: contrabbasso
Jeff Ballard: batteria
Con questo suo ultimo album Brad Mehldau torna al suo amore per le cover dei Beatles, sempre spesso richiamate durante tutti is uoi live. Dopo aver pubblicato un album di cover dei Beatles nel 2011, “Highways & Byways“, Mehldau esplorara nuovamente il vastissimo repertorio dei fantomatici Fab Four con un nuovo album registrato live, alla Philharmonie di Parigi.
L’album contiene 8 brani dei Beatles, più un brano di David Bowie, altra icona immarcescibile nel know how di un artista del calibro di Mehldau che si avvalem come spesso, dall’immancabile supporto di due partner d’eccezione come Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria, parte essenziale di ogni arrangiamentoi.
Xome ci si poteva aspettare,, l’album offre interpretazioni originali e personali dei brani dei Beatles, che conservano la bellezza e l’intensità delle canzoni originali, ma aggiungono un tocco moderno e personale ricnoscibile dai primi tocchi.
Secondo chi scrive, rimane tra i pià riusciti “Norwegian Wood”, “I Want You (She’s So Heavy)”, “In My Life” e “I’ve Just Seen a Face”. In “Norwegian Wood”, Mehldau crea un’atmosfera inquietante e anche malinconica, mentre in “I Want You (She’s So Heavy)” ci si ritrova in un atmosfera potente e drammatica. La delicatezza di “In My Life” contrapposta all’energia travolgente, e coinvolgente, di “I’ve Just Seen a Face”, completamno il cosiddetto “minimo” che garantisce il valore assolutao dell’acquisto.
Il talento incredibile di Mehldau non spetta a noi rimarcarlo ma, sempre che sia necessario ribadirlo, la sua coesione con Grenadier e Ballard è unica, un valore assoluto da lasciare senza opzione di giudizio.
In conclusione, “The Folly of Desire” è un album che ogni buon “degustatore” di buona musica non dovrebbe perdere, soprattutto se si ha una certa inflessione nei confronti dell’immenso songbok dei Beatles. Anche alcune delle complessità nelle evoluzioni pianistiche del leader forniscono una cifra di quanto sia articolato ma limpido il pensiero musicale di Mehldau.