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Carini Jazz Festival

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7-10 agosto 2024
Direzione artistica di Toti Cannistraro
di Vincenzo Fugaldi

Rinasce il festival della cittadina vicino Palermo, che può vantare una tradizione di tutto rispetto ma era rimasto fermo per decenni. Rinasce per la direzione artistica dell’infaticabile Toti Cannistraro, che tanto lustro ha portato a Palermo con le sue numerose iniziative, in ultimo il Tatum Art. Per Carini Cannistraro ha definito un programma molto interessante, che ha visto insieme italiani, europei e musicisti d’oltreoceano esibirsi nella suggestiva cornice dello storico castello.

Ha iniziato il trio del contrabbassista italiano trapiantato in Francia Riccardo Del Fra, con Carl-Henri Morisset al pianoforte e Alessandro Presti alla tromba e al flicorno. Davvero un ottimo esordio, un trio che ha centrato l’obiettivo sin dal primo brano. D’altronde Del Fra è una gloria del jazz italiano ma anche del jazz francese, vanta tra l’altro una lunga collaborazione con Chet Baker e mostra una totale padronanza dell’idioma jazzistico, oltre ad avere una tecnica sopraffina e uno dei più bei suoni di contrabbasso che possa capitare di ascoltare. Il pianista francese, classe 1993, suo ex allievo, già presente sull’ottimo cd di Del Fra edito nel 2019 dall’etichetta Parco della Musica e intitolato «Moving People», è oggi uno dei nomi più interessanti del jazz in Francia, e a Carini ha mostrato doti notevoli, con assolo di qualità e accompagnamenti sempre pertinenti ed essenziali. E di Presti non si potrebbe dire di meglio: un musicista in costante crescita, una bellissima realtà del jazz italiano. Insieme hanno eseguito classici del jazz non abusati come If I Should Lose You, e altri che trovavano spesso spazio nel repertorio di Baker come I’m a Fool to Want You eseguita in duo col pianoforte, ma anche la splendida Beatrice di Sam Rivers, e una Darn That Dream per flicorno e pianoforte.

Peter Bernstein è un chitarrista statunitense attivo sulla scena newyorkese da alcuni decenni. A Carini era accompagnato dal pianista Aaron Goldberg, anch’egli noto nome della scena della Grande Mela, da Vicente Archer al contrabbasso e dal giovane siciliano Joe Santoro alla batteria. Santoro, classe 1993, ha suonato nel trio di Goldberg nel recente tour del pianista, e con questi mostra un affiatamento encomiabile, oltre a una ragguardevole competenza tecnica, che ha ben mostrato durante l’applaudito concerto. Chitarrista e pianista ben noti al pubblico siciliano, perché invitati più volte a suonare in Sicilia da Cannistraro, hanno suonato un programma tipicamente mainstream, alternando composizioni originali del leader a standard come Bird Like di Freddie Hubbard. Il quartetto ha suonato con ampia coesione, grazie anche alla citata buona intesa fra il pianista e il batterista, al solido accompagnamento di Archer e alla perizia strumentale del leader.

Altre atmosfere dal quartetto del chitarrista brasiliano Toninho Horta, con Pietro Tonolo al tenore, soprano e flauto, Alfredo Paixao al basso e Jorge Rossy alla batteria. Due brasiliani, un catalano e un italiano per un omaggio jazzistico alla grande musica del Brasile, con atmosfere molto legate all’estetica di Milton Nascimento, del quale hanno anche eseguito la famosissima Cravo e canela. Classici come Desafinado e Corcovado, cantati con voce suadente dal leader, in interpretazioni di taglio parajazzistico grazie alla presenza di Tonolo, efficace come sempre, al sostegno ritmico armonico di Paixao e alla leggerezza dei tamburi e dei piatti di Rossy. Una delicata versione a tempo di bossanova di My One and Only Love, e un concerto che non ha mancato di affascinare l’affollato uditorio.

La chiusura del festival è stata affidata alla reunion di un trio storico, dopo un trentennio: Bonafede-Cafiero-Deidda. Cafiero è stato il precedente direttore artistico del festival, e a lui Cannistraro ha voluto rendere un doveroso omaggio. Del concerto non si potrebbe dire di meglio, tra incantevoli ballads, brani bop, in una celebrazione dell’arte del trio che magnificava le atmosfere create dal pianoforte di Sal Bonafede sul supporto del basso elettrico di Dario Deidda, uno dei massimi specialisti europei dello strumento, e sulle sfumature ritmiche di Mimmo Cafiero, mai invadenti e tese a sottolineare l’accadere musicale. Tra brani ellingtoniani (un trascinante Caravan), canzoni italiane (E se domani, in una lunga versione romanticissima), ballad intramontabili come My One and Only Love, standard notissimi come Star Eyes e composizioni originali del pianista (il bis Origin of the World, composto insieme alla moglie Roberta Giuffrida, dal suo recente disco in piano solo «SAL. Serenity and Love», su etichetta MEM).

Ottima conclusione per un festival che ha ripreso felicemente la sua attività, con un grande afflusso di pubblico, e che certamente avrà un seguito nei prossimi anni.