2024 – Parco della Musica
- Lavori casalinghi – 11:02
- Lady Orlando – 02:14
- The Trial – 07:46
- Infant – 02:05
- Amnesia – 04:20
- Bell Flower – 02:36
- Spider Blues – 08:51
- Cornettology – 06:29
- Fragile – 02:05
- Le solite cose – 02:12
Enrico Rava, tromba e flicorno
Matteo Paggi, trombone
Francesco Diodati, chitarra acustica ed elettrica
Francesco Ponticelli, contrabbasso
Evita Polidoro, batteria e voce
A Rava piace cambiare i partners con cui suonare la sua musica, per dare una spinta nuova al repertorio, per scoprire pieghe inedite a temi e ad atmosfere indubbiamente legati a coordinate stilistiche personali. Il trombettista torinese, c’è da ribadire, non appartiene all’avanguardia, non è uno sperimentatore, insomma, ma non è neppure un esponente della retroguardia, intento semplicemente a ripetere in maniera pedestre un canovaccio sempre uguale. Rava è Rava con le sue idee e passioni, il suo entusiasmo e la sua lunga e articolata carriera artistica. Chi lo segue da tempo, anche in questo album, può ritrovare la griffe del band leader nello svolgimento e nello sviluppo delle dieci tracce. Sono con lui quattro giovani musicisti, uno dei quali è una presenza fissa nelle formazioni sue, Francesco Diodati che aggiunge, al discorso complessivo, sonorità acide, distorsioni eccentriche, alternandole a sequenze in cui si esprime con un idioma privo di alterazioni e di asprezze. In poche parole, l’antico che incontra il moderno o viceversa. Al trombone Matteo Paggi, dal canto suo, espone un fraseggio ricco di agganci con la tradizione e un timbro grave e profondo, dotato di un growl di felice ispirazione.
Evita Polidoro, poi, è la classica batterista che non si dedica solo all’accompagnamento, ma costruisce, per contro, un’interfaccia ritmica in controtempo e in controtendenza, screziata e multiforme, e mette in campo, inoltre, un canto senza parole altrettanto penetrante.
Francesco Ponticelli è un bassista discreto, che non vuol rubare la scena ai compagni di viaggio a tutti i costi. C’è e offre il suo contributo competente al gruppo, senza pestare i piedi a nessuno.
Enrico Rava, da parte sua, continua a raccontare le sue storie attraverso la tromba e lo fa con la solita maestria, uscendo in assoli composti di note tutte assolutamente necessarie, secondo la sua regola aurea, di concepire il jazz o la vita stessa…
“Fearless five”, in conclusione, documenta una ulteriore tappa di un percorso artistico che non accenna a subire flessioni. Il trombettista è ancora saldamente in sella, pronto a regalare al suo pubblico nuove conferme o sorprese.