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Francavilla è jazz: scelte artistiche di qualità anche per l’XIa Edizione

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Undicesima edizione per il festival estivo che si tiene nella cittadina di Francavilla Fontana, nel brindisino. Centro storico delizioso, belle piazze, un’atmosfera gradevole che ben predispone il folto pubblico presente ai concerti tutti gratuiti. Curato dagli appassionati Alfredo Iaia e Roberto Passaro, il festival propone scelte artistiche di qualità, come del resto si evince dai cartelloni delle diverse edizioni.

A dar via ai suoni l’Untouchable band del chitarrista Dino Plasmati, un’agguerrita big band in un sentito omaggio a Sammy Nestico, musicista statunitense di origini italiane probabilmente meridionali, arrangiatore per Count Basie e molti altri grandi nomi, trombonista, docente. Ai suoi splendidi arrangiamenti l’orchestra di Plasmati, composta da quindici elementi, ha fatto onore, anche grazie alla partecipazione di un fuoriclasse come Seamus Blake. Blake, noto in Italia per innumerevoli esibizioni dal vivo, con una carriera e una discografia prestigiose, ha dato una lezione di grande jazz, in tanti assolo di qualità, con il suono limpido del suo sax tenore, dal fraseggio semplicemente perfetto, calato in una tradizione senza tempo. Da citare anche gli assolo del leader, che ha diretto con passione e competenza la sua collaudata compagine orchestrale.

Il trio del pianista toscano Alessandro Lanzoni, comprendente Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria, è una formazione attiva da ben tredici anni. Negli ultimi due anni si è ampliata accogliendo quale ospite il sassofonista siciliano Francesco Cafiso, in costante crescita professionale. Scelta quanto mai opportuna, che ha fornito all’ottimo trio nuove opportunità artistiche e di ingaggi. A Francavilla il gruppo ha ancora una volta pienamente convinto, con il suo modo peculiare, moderno e mai scontato di trattare gli standard e le belle composizioni originali che tanti spunti forniscono alle qualità artistiche dei singoli componenti che si amalgamano con risultati di notevole impatto.

Mino Lanzieri Quartet “Spirit of four” il nome del gruppo internazionale che accompagnava il chitarrista campano con ampia esperienza negli Stati Uniti: Danny Grissett al pianoforte, Darryl Hall al contrabbasso e Gene Jackson alla batteria. Nomi di vasta notorietà (Grissett pianista di Nicholas Payton, Tom Harrell, leader di suo da quasi un ventennio; Hall, vastissima esperienza, stabilitosi a Parigi; Jackson, eclettico batterista dalle innumerevoli collaborazioni, a lungo con Hancock), che hanno dato un notevole impulso alla riuscita del set, che coniugava un sincero approccio schiettamente hardbop, con le composizioni originali del chitarrista, fulgidamente venate di un senso melodico che cattura l’uditorio. Non si può non citare l’eccelso drumming di Jackson, uno strumentista di grandissimo rilievo, in un gruppo tutto di qualità.

Il violinista Alessandro Quarta ha chiuso il festival con il suo quintetto “No limits”, all’insegna di un virtuosismo estremo, spaziando fra brani classici per violino solo, in duo col pianoforte, e in quintetto, eseguendo tra le altre note composizioni di Piazzolla, Corea, Rota, Morricone.

Scriviamo per ultimo del concerto che consideriamo più considerevole del festival: “Eternal Love”, quintetto capitanato da Roberto Ottaviano al sax soprano, con Marco Colonna al clarinetto basso, Alexander Hawkins al pianoforte, Giovanni Maier al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria.

L’incrociarsi del fraseggio dei fiati, impregnati della storia del jazz che più amiamo, il sorprendente avanzatissimo linguaggio pianistico di Hawkins, il granitico sostegno di Maier e la sempre calibrata batteria di De Rossi fanno dei concerti di questo gruppo occasioni preziose, imperdibili. A Francavilla, “Eternal Love” ha mostrato una marcia in più, complice forse il conferimento di un premio alla carriera a Ottaviano da parte del festival, o il fatto di suonare in casa da parte del leader, o semplicemente la grande piazza ricolma di pubblico, di fatto nella serata i cinque di “Eternal Love” si sono resi protagonisti di una perfomance di alto livello, donando momenti di intensa emotività, attraverso un repertorio costituito da belle composizioni originali e omaggi a un jazz immortale, il tutto arrangiato con straordinaria maestria. At The Wheel Well, la composizione di Nikos Kypourgos che apre il più recente disco del quintetto «People», edito da Dodicilune, ha anche aperto la serata, che è poi felicemente proseguita con altri temi dallo stesso album e da altri precedenti come Adelante, il trascinante omaggio a Mongezi Feza Mong’s Speakin, il mingusiano Smooch, inciso dal leader in duo con Hawkins nello splendido «Charlie’s Blue Skylight» edito sempre da Dodicilune; e Mushi Mushi, di Dewey Redman, che si ascoltava sul jarrettiano «Bop-Be». E ancora un omaggio a Don Cherry con la sua indimenticabile Mopti, Gare Guillemans di Misha Mengelberg con una divertita performance vocale del leader, Ohnedaruth, e il brasiliano Caminho Das Águas di Rodrigo Maranhão, per un commiato pieno di gioia e serenità.

Richiamati per il bis, i cinque hanno eseguito un medley di due notissime composizioni di Abdullah Ibrahim, The Wedding e African Marketplace, per un finale molto bello.