Al Real Teatro Santa Cecilia, il Maestro Ignazio Garsia, Fondatore e Presidente della Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group, invita Maresco a realizzare un altro appuntamento della Rassegna “Io e il Jazz” con Stanley in jazz. Alcune delle più celebri sequenze dei film di Kubrick rimusicate in chiave jazz.
La Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group continua con successo la programmazione della rassegna Io e il Jazz al Real Teatro Santa Cecilia di cui Franco Maresco, su invito del presidente e fondatore del Brass Group Ignazio Garsia, cura la direzione artistica. Appuntamento martedì 15 aprile alle ore 21.15 con l’incontro dal tema Stanley in jazz.
Alcune delle più celebri sequenze dei film di Kubrick rimusicate in chiave jazz. Franco Maresco, per questo appuntamento di “Io e il jazz” ospita Umberto Cantone, attore e regista teatrale.
Una grande passione di Maresco, quella per il jazz, nata alla metà degli anni ‘70 proprio durante i concerti al Brass Group, prima allo scantinato di Via Duca della Verdura e in seguito a Palazzo Butera, attualmente sede di un prestigioso museo internazionale, e poi ancora al Teatro Golden. Ed è lo stesso regista che ha ideato questa iniziativa che comprende 11 incontri tra musica, cinema, televisione (“e altre divagazioni”, recita il sottotitolo).
Nel confermare che il numero degli abbonamenti è da tempo esaurito, al fine di assicurare al pubblico la possibilità di partecipare agli eventi in calendario, la Fondazione ha riservato un certo numero di biglietti che disponibili direttamente al botteghino la sera stessa degli eventi.
Il penultimo appuntamento della rassegna di Maresco si basa su un viaggio nell’anima musicale di Stanley Kubrick, il regista che ha rivoluzionato la storia del cinema con le sue colonne sonore indimenticabili. Così Franco Maresco esplora il lato più nascosto e jazzistico del maestro, rivelando il suo legame profondo con la musica che ha segnato le sue pellicole spartiacque.
Con l’ausilio del suo incredibile ensemble – Salvatore Bonafede al pianoforte, Vito Giordano alla tromba e al fricorno, Nicola Giammarinaro al clarinetto – e la partecipazione straordinaria del cantante e performer Ernesto Tomasini, il pubblico potrà assistere ad una esibizione che va a riprendere gli standard jazz con arricchimenti di improvvisazioni che daranno vita ad un’esibizione unica. Al fianco di Umberto Cantone, attore ed esperto di cinema, verrà scoperto il rapporto di Kubrick con la musica, dalle sue radici nel jazz e nel swing alla collaborazione con grandi nomi come Wendy Carlos e Nelson Riddle. Un’esplosione di suoni, immagini e storie: dalle note iconiche di Singin’ in the Rain in Arancia Meccanica a We’ll Meet Again in Stranamore, fino alla magia di Shining. Stanley in Jazz è l’occasione imperdibile per immergersi nel genio del cinema, visto attraverso la lente musicale che ha reso Kubrick un vero e proprio maestro della colonna sonora.
Franco Maresco interviene nel suo rapporto con il jazz: Maresco e Garsia, due grandi che hanno dedicato la vita alla cultura in simbiosi con il jazz. Ha mai pensato di realizzare un film con una big band? E il Brass Group quanto ha avuto peso nell’ ispirazione dei suoi film?
“I primi musicisti jazz li ho incontrati in carne ed ossa al Brass. Prima li vedevo solo in televisione, come un evento, visto che l’epoca internettiana era lontana. Vederli dal vivo fu esaltante. Assistevo alle performance di Ignazio Garsia che suonava o a volte accompagnava gli ospiti. Mi piaceva come suonava, il suo tocco swing. Cominciai a fare programmi a Radio Palermo Centrale. La mia era una rubrica di jazz, facevo interviste ai protagonisti delle stagioni del Brass e poi le mandavo in onda. Col Brass continuai ad avere rapporti anche quando cominciai a lavorare in televisione. In coppia con Ciprì, dal 1986, collaboravamo con TVM. A quel tempo era più costoso realizzare cortometraggi e allora proponemmo uno scambio a quell’emittente: loro ci mettevano loro a disposizione sofisticate attrezzature e noi realizzavamo dei programmi. Si trattava di contenitori come “Interno Notte”, che conducevo insieme a Umberto Cantone, una sorta di “Fuori orario” di Ghezzi tutto palermitano. Oppure “Jazz, Blues ed altro”, in cui io presentavo dei corti di jazz americani all’epoca dello swing. Spesso costruivo un discorso quanto più possibile organico intorno a questi documenti con grandi artisti come Hank Jones e Benny Golson. Facevamo delle vere e proprie puntate speciali col Brass, qualche volta riprendendo pure la Big Band. Una delle serate che riprendemmo fu quella del 1994, quando la Big Band fu diretta da Clark Terry, colui che era stato, negli anni ’50, un pilastro fondamentale dell’orchestra di Ellington. E non mancammo nemmeno quando arrivò Günter Schuller, uno dei personaggi fondamentali nella storia del jazz, pensiamo solo ai dischi fatti con Miles Davis e con Gil Evans. Venne a Palermo per dirigere “Porgy and Bess” versione Evans – Davis. Con lui, tra gli altri, c’era Paolo Fresu alla tromba e rimanemmo diversi giorni a raccontare con le immagini quell’evento. Documentammo pure i suoi seminari. Questo e tanto altro del passato mi lega a Ignazio Garsia. Il Brass Group ci ha fatto conoscere i grandi che arrivavano qui, indimenticabili maestri come Oscar Peterson e Ray Brown. Per questo mi fa piacere tornare a collaborare al Brass, perché è come tornare a casa. E’ un’oasi nel deserto presente di una Palermo ormai imbarbarita, di un mondo finito. Non ci rimane che il passato da celebrare. Una celebrazione che un giovane, se vuole, può cogliere, con pazienza e dedizione”.