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I voicings: panoramica sull’utilizzo

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Gio Rossi copertina lezioni su jazzitalia di armonia jazz, lezione 14

 I Voicings

Oh e rieccoci qui, dopo un lunghissimo periodo di assenza pronto a continuare la serie delle lezioni per Jazzitalia. Ero a funghi e ci ho messo un po’. Dove eravamo rimasti?

I sei tipi di accordi

Ah vero. Bene, chiarito che nel sistema tonale gli accordi sono sostanzialmente sei, anche se gli mettiamo il vestitino bello, possiamo passare all’estetica (il vestitino bello) e chiarire il concetto di “Voicing”

Una banale disposizione di voci?

Non direi. È “disposizione delle voci”, ma nell’ambito del Jazz il termine “Voicing” si riferisce anche allo stile. Una disposizione può essere a parti strette o late, ma disposta alla maniera di McCoy Tyner oppure a quella di Herbie Hancock. Può essere una disposizione tipica del New Orleans style oppure del Jazz astrale ultra post moderno. Oppure vostra e farete la storia.

Il voicing non è mera disposizione, ma scelta stilistica

Alcuni stili musicali hanno parametri precisi per la disposizione degli accordi, al punto di diventare dei “sine qua non”, ovvero o così o così. È il caso della musica Gospel tradizionale, dove gli specialisti dell’organo Hammond sanno che gli accordi van suonati in quel modo, oppure non è Gospel.

A dire il vero potremmo dire lo stesso per i Grooves, e anche per il sound generale. Immaginate di suonare Jimi Hendrix con il sound di Van Halen. O di portare uno Shuffle con in mente “Bailando contigo”. Insomma, Il sound, il ritmo, le armonie generali e i voicings sono sostanzialmente parametri stilistici che dobbiamo conoscere per delimitare uno stile, e suonare qualcosa che sia all’interno di un qualche contesto.

C’è strumento e strumento

Esatto. Uno degli errori più comuni tra gli arrangiatori è immaginare che tutto possa adattarsi ad una scrittura per pianoforte. Non è così. Per esempio, un chitarrista può trovarsi facilmente davanti dei Voicings insuonabili, soprattutto se sono scritti a parti strette. Un organista troverà invece le disposizioni del pianoforte troppo dense, poco adatte al timbro scuro di un organo.

Altro errore madornale di chi arrangia “tot al chilo” è quello di scrivere per una sezione fiati facendo semplicemente “l’esploso” della parte di piano, attribuendo ad ogni “ditino” uno strumento diverso. Anche perché ogni voce di una sezione ha una vita melodica propria, da considerare e in un certo senso “progettare”, per una leggibilità “fluida” della parte e un buon risultato di insieme.

rigo musicale con note e simboli di accordi

composizioneI voicing per fiati

composizioneNel caso della scrittura per fiati, i Voicing sono essenziali e possono indicare uno stile. La Count Basie Orchestra e Gil Evans si distinguono per il particolare colore dei Voicings. I primi belli, ordinati, compatti, i secondi imprevedibili, dissonanti, sparpagliati ovunque.

esempio di armonia jazz con rigo musicale e fiati

Il caso Quantistico

Siete entrati in un universo parallelo ma voi, ignari di tutto, avete deciso di passare la serata ascoltando per la 417esima volta tutto “Kind of Blue” di Miles Davis. Divano, birretta, atmosfera notturna e vinile. Per puro caso partite subito con il “side B” ma qualcosa vi turba profondamente. Il Voicing iniziale di Bill Evans sul “All Blues” non è più lui. Anzi, All Blues stesso “non è più lui”. In questo universo parallelo l’album lo ha inciso tutto Wynton Kelly. Bill Evans aveva il morbillo e non aveva potuto partecipare. Non vi resta che ripercorre all’indietro tutte le mosse fino a ritrovare la porta quantica per tornare là, dove lo zio Bill aveva messo giù quel “G7 qualcosa” che ha fatto la storia.

Riassumendo

I voicings sono tutto. Studiare teoria, armonia, psicologia e fisica straquantistica non ha alcun senso se non capiamo che ogni armonia ha un suo colore, determinato dal timbro ma anche dalla particolare disposizione peculiare di quello stile, di quell’artista e addirittura di quel momento cosmico. È venuta così oggi e mai più. Buona la prima, tenente tutto!

Quando prendiamo un Real Book, sarebbe buona pratica andare ad ascoltare le versioni originali e sentire come certe sigle venivano interpretate. È poi un’ottima idea condurre uno studio monografico su un particolare artista, non per copiare, ma per capire, e permettere a quel briciolo di Bill Evans e al “zichinin” di McCoy Tyner di diventare parte di voi.

Buono studio e buoni voicings!

Gio Rossi

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