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John Patitucci (Spirit Fall)

40
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2025 Edition Records

  1. Think Fast
  2. Pole Star
  3. Deluge on 7th Ave
  4. Thoughts and Dreams
  5. Spirit Fall
  6. Lipím
  7. Silent Prayer
  8. House of Jade
  9. Light in the Darkness
  10. Sonrisa

John Patitucci – Bassi acustici ed elettrici
Chris Potter – Sassofoni soprano e tenore, clarinetto basso
Brian Blade – Batteria e percussioni

Il ritorno di John Patitucci con Spirit Fall segna un momento di rara intensità nel panorama jazz contemporaneo. Accompagnato da due giganti come Chris Potter e Brian Blade, Patitucci offre un album che fonde profondità melodica, dinamismo ritmico e una narrazione sonora che si muove tra lirismo e improvvisazione audace. Registrato in un’unica sessione, il disco incarna l’interplay spontaneo di tre musicisti straordinari, capaci di comunicare con sensibilità e virtuosismo.

L’album si apre con Think Fast, un brano dal groove incalzante che mette subito in luce il contrabbasso pulsante di Patitucci, il fraseggio agile di Potter, il drumming di Blade che definisce gli argini di un perimietro comunque ampio e ardito. Pole Star introduce invece un’atmosfera più meditativa, con un interplay tra sassofono e contrabbasso che richiama il lirismo di certi passaggi della tradizione jazz modale. In questa prima parte del disco emerge chiaramente la capacità del trio di bilanciare energia e riflessione, creando un’alternanza dinamica tra tensione e rilascio.

Nel cuore dell’album troviamo pezzi come Deluge on 7th Ave e il funkeggiante Lipím, che esplorano strutture più aperte e momenti di improvvisazione libera. Qui, mentre Patitucci mantiene un andamento swing, Blade si distingue con un drumming elastico e poliritmico, mentre Potter si muove tra frasi taglienti e momenti di puro respiro melodico. Spirit Fall, la title track, si colloca come punto nevralgico dell’album: si sviluppa in modo quasi cinematografico, con un crescendo emotivo sorretto da un lirismo struggente. Patitucci al basso elettrico tesse una base sonora sulla quale il soprano di Potter e il drumming di Blade vi poggiano sapienti cromature, acquerelli.

La chiusura dell’album è affidata a Silent Prayer, Light in the Darkness e la splendida rilettura di House of Jade di Wayne Shorter. Questi brani riportano il trio a una dimensione più intima e contemplativa, con fraseggi soffusi e un utilizzo dello spazio sonoro che conferisce un senso di quieta profondità. Sonrisa, con il suo carattere luminoso, chiude il disco con una leggerezza elegante, lasciando un senso di compiutezza e apertura al tempo stesso. Una sorta di calypso destrutturato che riunisce i tre leader intorno ad un serrato ma continuo sostegno reciproco.

Con Spirit Fall, Patitucci, Blade e Potter dimostrano di essere non solo tre interpreti eccellenti, ma anche narratori sonori capaci di creare un dialogo musicale autentico e senza compromessi. L’album non cerca di stupire con virtuosismi fini a se stessi, ma affascina per la sua capacità di costruire un racconto fluido ed evocativo, in cui ogni nota ha un peso e un significato.