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“La luna vista dalla luna” è il nuovo album della cantante Alessia Martegiani

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Esce il 25 ottobre, su tutte le piattaforme digitali, “La luna vista dalla luna”, il nuovo album della cantante abruzzese Alessia Martegiani, una delle voci più originali e interessanti del panorama jazzistico italiano. Pubblicato dall’etichetta MusiCab – Musical Production, il disco include dieci brani originali e presenta molteplici sonorità. Seppur contaminate da diversi generi musicali, le canzoni mantengono una precisa coerenza stilistica, sia nel sound acustico sia in quello processato con effetti timbrici e di editing. Le dieci tracce, alla cui realizzazione hanno collaborato musicisti di primo piano della scena nazionale quali Massimiliano Coclite (pianoforte e cori), Fabrizio Mandolini (sassofono tenore, contralto e soprano), Pietro Pancella (contrabbasso, basso elettrico, elettronica), Bruno Marcozzi (batteria e percussioni) e Ivan D’Antonio (cori e sound engineer), sono supportate da sfondi sonori improvvisati che, in alcuni momenti, rimandano alla ricerca del free jazz. Altre volte, invece, le influenze compositive sono riconducibili alla chanson francese, alla bossanova e allo choro, ma non mancano neppure momenti estemporanei dove la ricerca del suono, del fraseggio e dello spazio viaggia nella direzione di una musica, per così dire, ancestrale.
“La luna vista dalla luna” è un album dalle sonorità calde e morbide, ma presenta anche momenti in cui l’energia si propaga attraverso la tensione ritmica e la ricerca del dialogo tra la voce di Alessia Martegiani e quelle di tutti gli strumenti, intente a disegnare trame melodico-armoniche che proiettano verso una musica inclusiva e partecipata.
Alessia Martegiani, che vanta collaborazioni con jazzisti del calibro di Massimo Manzi, Luca Bulgarelli, Paolo Di Sabatino, Fabrizio Bosso, Nicola Angelucci, Aldo Vigorito, Marco Siniscalco, Stefano Cantini, Max Ionata, Roberto Taufic, Nicola Stilo, Maurizio Di Fulvio e Maurizio Rolli, si è avvicinata giovanissima alla musica, studiando pianoforte, canto e poi improvvisazione jazz. Si è appassionata presto alle canzoni dei grandi autori brasiliani, studiandone i ritmi e le sonorità e perfezionando sul campo la conoscenza del repertorio bossanova e samba cançao: in Brasile, infatti, ha collaborato con importanti musicisti (tra cui Jaques Morelenbaum, Yamandu Costa, Lula Galvão e Rafael Barata).
L’artista descrive così il nuovo lavoro discografico, registrato live nella sua abitazione: «Il progetto nasce come tentativo di superare una fase di forzata solitudine, dovuta al lockdown, addii e perdite. In quel periodo ho ripreso in mano, con rinnovata partecipazione emotiva, “Le cosmicomiche” di Italo Calvino e ho cominciato a scrivere musica che risuonasse in me come i racconti che stavo leggendo. Ho voluto così raccontare storie che parlassero di mondi e memorie possibili, di luoghi per nascondersi e rinascere. Ho deciso di registrare tutto a casa mia per godere della giusta intimità e per restare ancorati ad un senso di autenticità, non avendo la possibilità di ritoccare, risuonare e rieditare».
“La luna vista dalla luna” si apre con l’intro “Notturno”, che segna la fine di una fase della vita, la gioventù, e il cammino cieco verso qualcosa di sconosciuto, che spaventa e intriga allo stesso tempo. “La notte dopo”, il secondo brano, è una riflessione sui ricordi  e sulla loro natura instabile e cangiante, mentre “Andromeda” è uno choro sghembo e claudicante, una sorta di sfida alle regole dell’equilibrio. La quarta traccia si intitola “Resta solo acqua”: gli elementi naturali sono gli unici protagonisti della vita del cosmo e l’esistenza umana è solo un semplice tassello di un disegno immenso e per noi incomprensibile. In “Vuggevise”, sogno ispirato dal lutto dell’autrice per la perdita del padre, si mescolano scenari familiari e stranianti nell’idea che un giorno tutti ci rivedremo altrove, mentre la title track dell’album, “La luna vista dalla luna”, ispirata dal primo racconto de “Le cosmicomiche” di Calvino, è un visionario viaggio sulla luna prima dell’avvento della gravità. Seguono “Orione”, il primo brano strumentale dell’album, che è una richiesta di leggerezza (si rinuncia al “peso” della parola), e “Il tempo è fermo”, in cui l’autrice si immagina su un aereo, di notte, in volo sopra una città illuminata, e blocca lo scorrere del tempo con la mente per dominare l’inquietudine. Infine, gli ultimi due brani sono “Terra”, rielaborazione di un altro racconto delle “Cosmicomiche”, e “Notturno”, in cui il mistero del viaggio dell’uomo si compie, le domande si sciolgono e le risposte perdono senso nella pacificazione del sogno e della speranza.