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Michel Benita (Looking At Sounds)

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ECM (2021)

1. Darvish Diva
2. Berceuse/Gwell Talenn
3. Looking At Sounds
4. Barroco
5. Slick Team
6. Cloud To Cloud
7. Body Language
8. Elisian/Inutil Paisagem
9. Islander
10. Low Tide
11. Never Never Land

Matthieu Michel – flicorno
Jozef Dumoulin – piano elettrico, elettronica
Michel Benita – contrabbasso
Philippe Garcia – batteria, elettronica

Essere un grande sideman, aver fatto parte di combo eccellenti (Andy Sheppard, per esempio), è un vantaggio: senza dubbio. Ma può anche essere d’ostacolo alla forza della creatività che, in alcuni casi, potrebbe incespicare sull’essere parte fondante della musica di altri. Michel Benita, invece, si è sempre affrancato da questa visione limitante del musicista accompagnatore, ritagliandosi uno spazio personale – ed eccellente, aggiungiamo – di compositore. Qui afferma la propria identità di leader di un quartetto in parte rinnovato: il tastierista belga Jozef Dumoulin è la novità assoluta ed è anche quello che ha scatenato nuove impressioni musicali per il bassista franco-algerino.

E’ l’opera seconda – da leader – per l’Ecm e, bisogna dirlo, è sicuramente un frutto maturo e importante. Otto degli undici brani in scaletta sono a firma di Benita: solo “Dervish Diva” è in condominio con Matthieu Michel; brano che si muove in un respiro circolare, con il volume in crescendo e la batteria di Garcia, manovrata con le spazzole, che tiene in caldo ogni sortita. La tromba di Michel è quella che fende l’aria, con delicatezza e mistico tatto. “Cloud To Cloud” è frutto dell’improvvisazione dei quadrumviri che, visto il risultato, dimostrano a chiare lettere di prendersi perfettamente: il risultato è di un brano narrativo, dove la tromba di Michel detta soluzioni melodiche e il basso di Benita – pulito e impeccabile – crea archetipi armonici. Due i brani apocrifi: “Berceuse” di Kristen Noguès, che confluisce nella composizione del leader “Gwell Talenn”: un brano che viaggia tra oniriche esperienze e solide armonie. L’altro è firmato da Antonio Carlo Jobim, “Inutil Paisagem”, che si trova al fianco di Elisian, firmato da Benita per acquisire uno schema aperto, fluttuante e dal respiro arioso.

Alceste Ayroldi per Jazzitalia

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Alceste Ayroldi
Docente, critico musicale, saggista, veejay. È docente di Legislazione dello Spettacolo e Rapporti tra autore ed editori presso il Saint Louis College di Roma (A.F.A.M.), nonché Music Research Practice, Music Industries e Academic Writing presso la University of the West of Scotland. E’ docente di Performing Arts nei corsi universitari UWS dell’Art Village di Roma. In qualità di critico musicale collabora stabilmente con la rivista Musica Jazz. E’ editor manager della webzine Jazzitalia. Collabora in qualità di consulente con alcuni festival italiani (Multiculturita Summer Fest, Beat Onto Jazz Festival). Ha prodotto diversi spettacoli, è stato – ed è tuttora - il direttore artistico di numerosi festival italiani. Collabora con la Rete Svizzera Italiana e con la Fondazione The Brass Group di Palermo. Tra le sue opere: Paolo Lepore e la Jazz Studio Orchestra (Adda, 2020); La Legislazione dello Spettacolo e il diritto d’autore delle opere musicali (Arcana, 2022); Fatti e misfatti dell’industria musicale italiana (Arcana, 2023).