1. Prologue
2. Fischia Schiocca E Soffia
3. Reflux Control
4. Vespro
5. Those Europeans
6. Unfolding To Be You
7. Nicht Müde Werden
8. Refreshing Wipe
9. L’enfant Et Le Sortilège
10. Squeeze Me; Siparietto
11. Buzz Me; A.A.
12. One More Time
13. This Is My Morning Song (Al Final Del Día)
Sebi Tramontana – Trombone e voce
Sebi Tramontana è uno dei nomi di punta dell’avanguardia jazzistica italiana, membro dell’Italian instabile orchestra negli anni del suo massimo fulgore, protagonista in molti incontri con i più bei nomi della musica di ricerca europea, da Joëlle Léandre a Evan Parker, da Paul Lovens a Mats Gustafsson…Curiosamente, malgrado le diverse occasioni in cui si è cimentato dal vivo in solo, questo è il primo disco inciso in completa solitudine. Si può affermare, a buona ragione, che se ne sentiva la mancanza. Il musicista siciliano, infatti, in quindici tracce di lunghezza variabile, da brani lunghi attorno al minuto al titolo eponimo che supera gli otto, illustra un campionario di tecnica ortodossa e non, con largo uso di multiphonics, di suoni trascinati, di fischi, di soffi, di schiocchi, e di canto espressivo dentro il tubo di ottone.
Tramontana è, poi, un maestro nell’utilizzo della sordina, che dispiega in alcune sequenze in particolare, in cui oscilla fra la clownerie ribalda e il senso artistico profondo. Insomma anche quando fa dell’ironia, in fin dei conti, va preso sul serio. E non è contraddittoria questa precisazione. Il cd non è, comunque, un semplice sfoggio di pratica trombonistica alternativa, secondo i modelli di Albert Mangelsdorff, o di Paul Rutherford, eroi della stagione del free mitteleuropeo. La proposta contiene una musicalità interiore e un portato melodico estrinseco, a saperlo cogliere con un ascolto attento. Tramontana ci racconta e si racconta, cioè, passando attraverso lo strumento con cui si spiega meglio.
Fra i vari pezzi è da segnalare principalmente il brano che dà il titolo all’album, che riassembla, in un certo modo, come in un puzzle, le tessere sparse sul tavolo nelle altre sequenze. In questo segmento il trombone, infatti, procede per un lungo tratto sordinato seguendo un filo motivico che gira in tondo. Poi si avverte un sentore blues, a permeare l’aria, a rinsaldare i contatti con la tradizione. Da lì in poi si procede a folate, fra composizione e ricomposizione di forme e di contenuti. Il trombone si impenna, ancora, su grovigli di suoni alti e cala in profondità, nelle note gravi, grasse e piene. Al rumorismo di alcuni momenti, in soldoni, si alterna la disadorna armonia di altri, sino ad un finale tronco, convulso e inatteso.
Con questo album il trombonista siciliano conferma di avere doti non comuni di compositore istantaneo, essendo in grado di coniugare un linguaggio avanzato, pur legato mani e piedi al suono primitivo africano, come acutamente rileva Zenni nelle sue note di copertina, con un tipo di fraseggio articolato e definito, a servizio di un’idea forte che regge tutta l’impalcatura. L’improvvisazione è, quindi, pensata e organizzata, non certo lasciata al caso, in nessun angolo dell’opera.