Ruvo di Puglia 15-18 luglio 2021.
Direzione artistica di Pino e Livio Minafra, progetto danza Giulio De Leo.
Il titolo dell’edizione straordinaria del festival ruvese dedicata a Franco Cassano, il sociologo scomparso alcuni mesi addietro, era “Suoni Meridiani“, ispirato all’opera più nota di Cassano, Il Pensiero meridiano, pubblicato da Laterza nel 1996.
Ingresso gratuito su prenotazione, la disposizione del palco in Piazzetta Le Monache secondo il modello già collaudato l’anno precedente, i concerti sono così ripartiti, con le introduzioni affidate alla competente collaborazione del giornalista Ugo Sbisà.
“Mediterranean Tales” il nome del duo composto dal bandoneonista Gianni Iorio e dal pianista Pasquale Stafano, attivo da ben venticinque anni, che nel 2020 ha pubblicato un disco per la prestigiosa etichetta tedesca Enja. Insieme hanno eseguito i bei brani originali del disco, ispirati dal mood latinoamericano ma felicemente ricettivi rispetto ad altri innumerevoli stimoli musicali. Un duo sorprendente per tecnica, gusto, ispirazione, che meriterebbe maggiore visibilità nazionale, e ha fornito una prova magistrale, molto applaudita, che ha reso omaggio anche all’amato Piazzolla (i due fanno anche parte del gruppo Nuevo Tango Ensemble) con Adios Nonino e Libertango, in esecuzioni travolgenti e impeccabili.
Il quartetto vocale Faraualla (Gabriella Schiavone, Teresa Vallarella, Loredana Savino e Maristella Schiavone), con Pippo D’Ambrosio alla batteria e Michele Marrulli alle percussioni ha proposto il suo spettacolo “Ogni male fore“, un suggestivo viaggio nel mondo della medicina popolare delle terre pugliesi. La presenza del batterista e del percussionista ha contribuito molto a impreziosire il progetto, che poggia sulle ben note competenze del quartetto. Attente a ogni particolare, dall’abbigliamento ai gesti coordinati, puntigliose ricercatrici di tradizioni ormai scomparse, hanno sapientemente arrangiato e armonizzato i canti, garantendo uno spettacolo estremamente gradevole e coinvolgente.
La serata successiva è stata annullata da un temporale imprevisto a pochi minuti dall’inizio del duo fra il pianista Mirko Signorile e la voce di Nabil Bey (cantante dei Radiodervish), dal suggestivo titolo di “Bakhur” (incenso in arabo). Già l’inizio del primo brano, presto interrotto, faceva presagire l’emozione del mancato concerto. Così è saltato anche il previsto concerto del quartetto Pinturas (Roberto Ottaviano, Nando Di Modugno, Giorgio Vendola, Pippo D’Ambrosio), il gruppo che nel 2008 pubblicò, per l’etichetta Dodicilune, il cd «Un Dio Clandestino».
L’anima del Talos è anche danza. Erika Guastamacchia, coreografa e protagonista di un progetto del condirettore artistico della manifestazione Giulio De Leo e l’improvvisazione di Roberto Ottaviano hanno dato vita (è il caso di dirlo) a “Lazzaro“, una performance che metteva in scena un ritorno alla vita guidato dal suono del sax soprano, basata su elementi scarni (una stanza, la luce naturale, un tavolo chiaro, una danzatrice in nero, due telecamere, il pubblico, il suono). Quanto mai adatta al momento contingente, questa simulazione di una sorta di rinascita – disponibile online sulla pagina Facebook del Festival – ha coinvolto ed emozionato per le eccelse doti della protagonista, la pregevole scrittura coreografica e, ovviamente, la grande perizia improvvisativa di Ottaviano.
Collocati all’interno della Chiesa di San Domenico a causa del perdurare del mal tempo, i gruppi della terza serata del festival hanno dovuto far fronte alle difficoltà rimodulando opportunamente il programma. Il duo tra Michel Godard (tuba, serpentone) e Lucilla Galeazzi (voce, chitarra), è frutto di una collaborazione di lunga data insieme a Vincent Courtois nel Trio Rouge. Una delle voci più importanti della musica popolare italiana, attenta ricercatrice delle tradizioni regionali, la Galeazzi, accompagnandosi alla chitarra, ha eseguito, con la consueta perizia e grande comunicatività, canti popolari di protesta calabresi, umbri, un saltarello, presto affiancata dagli strumenti di Godard, che aggiungevano contrappunti suggestivi al canto, trasportandolo da una dimensione popolare a una dimensione colta. Sul dolente testo di Gorizia, che rievocava gli orrori della prima guerra mondiale, al duo si sono affiancati la fisarmonica di Eugenia Cherkazova e le tastiere di Livio Minafra, che sono rimasti anche per l’esecuzione della bellissima Voglio una casa. Cherkazova e Minafra, inizialmente insieme a Godard, hanno poi eseguito alcuni brani del loro disco «Round Trip Apulia Balkans», su etichetta Incipit. Minafra si è alternato tra l’organo della chiesa, un piccolo clavicembalo e una tastiera, in un fecondo incontro tra musica balcanica e tarantella, con la virtuosa fisarmonica dell’ucraina in primo piano.
La serata conclusiva del festival, nuovamente in Piazzetta le Monache, con la tradizionale Notte della Banda. Dopo i saluti dell’Amministrazione comunale, la gloriosa Banda di Pino Minafra, che ha girato l’Europa mietendo ovunque grandi successi, ha iniziato come di consueto la serata con l’esecuzione delle musiche per essa composte e la tipica esecuzione di arie liriche. Presentata da Pino Minafra, e diretta inizialmente dal maestro Michele Di Puppo ha eseguito la Sivigliana, i verdiani Vespri siciliani, la Norma di Bellini. Il primo ospite della banda è stato Michel Godard, che alla tuba, con la voce di Lucilla Galeazzi e il supporto della fisarmonica di Eugenia Cherkazova e un intervento di Minafra al megafono – in una divertente diatriba improvvisata con la Galeazzi – ha eseguito, sotto la direzione del maestro Nicola Cotugno, alcune sue composizioni tra cui Tra la folla mora mormora e canti popolari come La Rosina, riservando per sé alcuni assolo di grande virtuosismo. Di nuovo diretta da Di Puppo, l’intensa e commovente Su l’onda d’amore, con la voce di Loredana Savino, con Godard stavolta al serpentone. Una parentesi con West Side Story di Bernstein diretta da Cotugno, e poi la Banda è passata sotto la direzione di Livio Minafra, che con il quartetto vocale Faraualla e il contributo di Michel Godard alla tuba ha eseguito un sentito omaggio a Franco Battiato con la sua Fogh in nakhal, per poi passare a una tarantella salentina trascritta nel secolo diciassettesimo da Athanasius Kirker magistralmente rielaborata da Livio. Ancora Cherkazova, diretta da Di Puppo, a celebrare il centenario della nascita di Astor Piazzolla con una bellissima versione di Oblivion, e poi impegnata in prima persona nella direzione di un suggestivo brano di un popolo dei monti Carpazi. Di nuovo Livio Minafra nell’esecuzione della sua Dio pazzo, Dio pane con il quartetto Faraualla, quartetto poi ancora sul palco ad affiancare Pino Minafra che dirigeva la sua nota, articolata, a tratti trascinante e festosa Terronia, con Livio al pianoforte. Gran finale con Fantozzi, sul palco anche Galeazzi e Godard, e la consueta festosa e applauditissima pantomima vocale di Pino Minafra, con e senza megafono. Di lì a pochi giorni questo formidabile agitatore culturale ha superato il traguardo dei settant’anni, sempre nel segno dell’impegno, della creatività, del calore umano, dell’arte popolare nel senso più alto e nobile.