San Domino, 2-4 settembre 2021
Sotto l’egida di Puglia Sounds, per il coordinamento artistico di Roberto Ottaviano, si è tenuta nella piazzetta al centro dell’isola la quarta edizione di questo giovane festival, che si è caratterizzata per aver dato spazio alla canzone. Tre serate, due concerti per sera premiati dalla presenza di un pubblico folto e attento, un bilancio decisamente positivo per una delle località turistiche più belle d’Italia.
Il Coração Vagabundo 4tet (Francesca Leone, voce; Guido Di Leone, chitarra elettrica e acustica; Gianluca Fraccalvieri, basso; Fabio Delle Foglie, batteria) ha eseguito le musiche del recente disco omonimo pubblicato su etichetta Abeat. Francesca e Guido, coppia artistica e nella vita, sono ottimi conoscitori della musica brasiliana, alla quale avevano già dedicato un disco in duo nel 2019 («Tudo em Bossa Nova», sempre per Abeat). Hanno spaziato con grande dimestichezza in un repertorio non scontato, che andava da Veloso a Jobim, a Gil, ma anche a canzoni in francese come Dans mon île di Henri Salvador, un omaggio alla Vanoni con Accendi una luna nel cielo e al Modugno di Tu si’ ‘na cosa grande, convincendo grazie alla competenza del chitarrista (che si è anche ritagliato un siparietto in trio con un brano dell’amato Jim Hall), e alla voce della cantante, sicura e calibrata nel timing e nell’intonazione.
Ha fatto tappa alle Tremiti col suo “Impossible Tour 2021” anche Gegè Telesforo, in quartetto con Domenico Sanna al pianoforte e tastiere, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Michele Santoleri alla batteria. Una ritmica perfettamente adeguata alle esigenze del noto vocalist, pronta a servire tutto il groove necessario per dare spinta al suo noto dinamico scat. Con un disco edito da jando Music nel 2020 («Il mondo in testa»), il noto performer e conduttore radiofonico e televisivo si avvale di collaboratori di primo piano, e se ben note sono le qualità di Sanna e Bulgarelli, davvero sorprendente è parso il giovane batterista, classe 1994, che infondeva a ogni brano un’impronta particolare e pertinente. Comunicativo come sempre, Telesforo ha eseguito alcuni brani del suo vecchio repertorio, tra cui una bella versione di No Woman, No Cry, ma anche alcuni tratti dal suo ultimo lavoro, come l’argentino Canción para Sara, a volte accompagnandosi con le percussioni, o utilizzando particolari effetti di filtraggio della voce. Nel richiestissimo bis ha ospitato la voce del nipote Ainé, che ha fornito buona prova delle sue doti.
“Io che amo solo te. Le voci di Genova” è il titolo del progetto di Serena Spedicato, accompagnata da Nando Di Modugno alla chitarra acustica, Giorgio Vendola al contrabbasso e Antonino De Luca alla fisarmonica. Una proposta estremamente valida, che merita una testimonianza discografica. I preziosi arrangiamenti di Vince Abbracciante fanno da cornice alle canzoni, che sono inframezzate da letture di bei testi, scritti appositamente per lo spettacolo dallo scrittore leccese Osvaldo Piliego, che raccontano la vita degli artisti medesimi. Uno spettacolo di teatro-canzone dunque, che rivisita con amore l’intramontabile songbook degli artisti della scuola genovese. Ottimi gli equilibri tra la voce, perfettamente aderente al progetto, e il trio, che ha valorizzato gli ottimi arrangiamenti con trasporto e passione, ritagliandosi spazi solistici di grande qualità. Da Bruno Lauzi (Ritornerai, Il tuo amore) a De Andrè (una travolgente Bocca di rosa), passando da Endrigo (la struggente Io che amo solo te), Tenco, Paoli. Il finale su Anime Salve (Fossati-De Andrè) ha splendidamente concluso uno dei migliori momenti del festival.
Joe Barbieri è arrivato alle Tremiti a pochi mesi dall’uscita del suo nuovo disco «Tratto da una storia vera». Qui, con Pietro Lussu al pianoforte e Luca Bulgarelli al contrabbasso, ha rivisitato alcuni brani del suo ultimo bel lavoro, in versioni ovviamente stringate data l’essenzialità della formazione. Da menzionare Previsioni del tempo, dal bel testo commovente, La giusta distanza, Tu, io e domani, scritta durante il primo lockdown, e alcune incursioni nella precedente discografia, specie quelle di «Maison Maravilha», con Gira e rigira e soprattutto col bis di Normalmente, il suo capolavoro. Bello anche l’omaggio che Barbieri ha voluto rendere a Lucio Dalla, con l’esecuzione, per sola voce e chitarra, di Felicità.
«James is back» è il titolo dell’ultimo disco di James Senese. 76 anni compiuti, una grinta inesauribile, ha portato alle Tremiti il suo agguerrito quartetto protagonista dell’incisione: Lorenzo Campese alle tastiere, Rino Calabritto al basso e Fredy Malfi alla batteria. In una serata leggermente disturbata dalla pioggia, il celebre napoletano ha fornito una lezione di groove alternando la sua caratteristica vocalità ai sassofoni tenore e soprano e a una tastiera, eseguendo alcuni suoi brani come O’ sanghe, Bon Voyage, Dint’o core, il notissimo Campagna, fortemente spalleggiato da una ritmica solidissima, tutta giocata su volumi forti, che lo sosteneva coristicamente anche in alcune parti vocali. Dopo una breve interruzione, il quartetto è tornato sul palco per un omaggio a Pino Daniele (Chi tene ‘o mare).
La chiusura dei tre giorni di musica è spettata al gruppo della cantante Greta Panettieri, con Andrea Sammartino al pianoforte, Giuseppe Bassi al contrabbasso e Mimmo Campanale alla batteria. In serata particolarmente favorevole, l’artista ha presentato parte del suo gradevolissimo repertorio, partendo dal Lionel Richie di Easy, invitando poi sul palco il direttore artistico Roberto Ottaviano con il suo sax soprano, rendendo omaggi a Mina con Parole parole e E se domani, a Bowie con Life on Mars, interponendo un interludio brasiliano con una versione di O trem azul. La presenza del dinamico sassofono ha impresso alla musica una forte e marcata impronta jazzistica, e il gruppo ha dato il meglio, swingando senza freni e reticenze, anche nel brano originale Non ci giurerei. La leader ha egualmente beneficiato del clima spiccatamente jazzistico, ospitando verso la fine del concerto anche la voce di Ainé, per chiudere con una stratosferica versione di Brava.