2024 – Dodicilune
- Arabesque
- Be Happy
- It Had Better Be Tonight
- Loss of Love
- Lujon
- Moon River
- Mr. Lucky
- Peter Gunn
- Royal Blue
- Theme Song From The Molly Maguires
- The Days of Wine and Roses
- Prelude for Henry
Walter Gaeta: pianoforte, direzione, celesta (6)
Monica Mancini: voce (3, 6)
Max Ionata: sax tenore, sax soprano (7, 10)
Nicola Angelucci: batteria (eccetto 6, 12)
Pietro Ciancaglini: contrabbasso, basso elettrico (1, 3, 8)
Daniele Fratini: chitarre (eccetto 6, 12)
Piemme Project Quintet:
Prisca Amori: 1° violino, coordinatrice
Daniel Myskiv: 2° violino
Nico Ciricugno: viola
Zsuzanne Krasznai: violoncello
Camilo Calarco: contrabbasso
Remo Izzi: corno francese (2, 5)
Paola Filippi: flauto soprano, flauto alto (2, 5)
Domenico Pestilli: vibrafono (2, 5)
Walter Gaeta, pianista e compositore di lunga esperienza, con “Breakfast with Henry Mancini” rende omaggio alla figura leggendaria del compositore italo-americano. Accompagnato da un ensemble di eccellenti ed esperti musicisti, Gaeta rivisita 11 classici, melodie a dir poco iconiche di Mancini con un approccio rispettoso e innovativo, mantenendo una forte connessione con la scrittura originale, sostenuta da arrangiamenti molto raffinati.
Nel brano di apertura, “Arabesque”, Gaeta stabilisce immediatamente un’atmosfera intima e delicata, con il pianoforte che disegna linee melodiche fluide e pulite. Il contrabbasso di Pietro Ciancaglini e la batteria di Nicola Angelucci mantengono un ritmo sottile che lascia ampio spazio al fraseggio pianistico, senza che l’arrangiamento ne risulti sovraccarico. “Be Happy”, invece, esibisce un carattere più vivace, dove spicca il lavoro del vibrafono di Domenico Pestilli e del corno francese di Remo Izzi, fornendo al pezzo un dinamismo frizzante. “It Had Better Be Tonight“, uno dei due brani con Monica Mancini alla voce, combina la sensualità della sua interpretazione con un arrangiamento contemporaneo in cui il pianoforte e la sezione fiati creano un tappeto armonico morbido ma denso.
“Lujon” e “Loss of Love” mettono in luce la padronanza di Gaeta nel gestire dinamiche orchestrali. In “Lujon”, si avverte l’influenza della musica cinematografica, attraverso un uso di archi e flauti per costruire un crescendo emotivo. Così come in “Theme song from the Molly Maguires”, atmosfera malinconica e cinematografica che riporta alla mente le immagini del film a cui si è ispirato. “Mr. Lucky” e “Peter Gunn” sono esempi perfetti di swing, con Max Ionata che domina la scena con assoli incisivi al sax, sostenuti dalla solidissima ritmica di Angelucci e Ciancaglini. La sezione ritmica in questi brani crea efficacemente un groove che trascina l’ascoltatore, senza mai allontanarsi dall’eleganza tipica delle composizioni di Mancini.
Verso la fine dell’album, “Moon River”, uno dei brani più noti di Mancini, è reinterpretato con un approccio minimalista: la voce di Monica Mancini si inserisce con garbo in un arrangiamento sobrio, dove il pianoforte e la celesta di Gaeta danno vita a un’atmosfera incantata. “Royal Blue” e “The Days of Wine and Roses” completano questo viaggio bilanciando in modo ottimale melodia e l’improvvisazione, lasciando spazio a momenti di grande interplay tra i musicisti.
In chiusura, un cameo di Gaeta, “Prelude for Henry“, composizione dedicata a Mancini che, oltre ad esserne un omaggio, mostra la tecnica pianistica al servizio della visione armonica di Gaeta.
“Breakfast with Henry Mancini” si rivela quindi un progetto riuscito e ben curato, che non cerca di modernizzare forzatamente le composizioni originali, ma le riporta alla luce con una raffinatezza esecutiva che ne esalta la bellezza intrinseca. Gaeta e il suo ensemble rivelano padronanza del materiale selezionato, riuscendo a bilanciare l’imprinting afroamericano con l’eredità classica di Mancini. Tutto ciò garantisce un ascolto coinvolgente per un pubblico eterogeneo.